L’oro e la luce nelle creazioni Barovier&Toso: al dirompente effetto scenografico, si affianca la capacità di suscitare emozioni
La forza attrattiva dell’oro, unita alla forza espressiva della luce, ha il potere di amplificarsi e di produrre incredibili suggestioni e rimandi. Lo sa bene Fabrizio Plessi, artista della luce, che ha voluto fare un omaggio all’oro e alla sua Venezia, realizzando il progetto “Natale di luce 2020”, ideale prosecuzione della mostra “The Golden Age”. L’omonima opera di Plessi, che risplendeva sulla facciata dell’Ala Napoleonica del Museo Correr, ha illuminato Piazza San Marco fino allo scorso 6 gennaio, insieme al suo albero digitale, scultura evocativa che si presentava come un gigantesco mosaico dorato, a richiamare l’oro della Basilica di San Marco.
In queste opere, l’oro è stato usato come simbolo di Venezia per valorizzarne la memoria storica, insieme alla magnificenza di cui la città è custode, sin da epoche lontane. Entrambe installazioni digitali, volevano esprimere il rapporto tra passato e futuro, tra storia e tecnologia, alla ricerca di una bellezza senza tempo. Sono gli stessi temi cari a Barovier&Toso, che nelle sue creazioni coniuga tradizione e innovazione, eredità storica ed estetica contemporanea, sempre alla ricerca di una grazia, di un’armonia, di un fascino imperituri, capaci di suscitare emozioni.
Lo ha estratto sin dall’antichità, lo ha plasmato, trasformato, rappresentato nei mosaici e nei dipinti. Si è adornato di gioielli in oro, ha realizzato oggetti rituali e coniato monete in oro, per poi lavorarlo nei modi più svariati nel corso dei millenni. A sperimentare con l’oro fu anche Ercole Barovier, che dedicò buona parte del suo estroso talento alla creazione di suggestivi tessuti vitrei, realizzati anche con spruzzature e inclusioni d’oro. Degli anni ‘40 sono i “Rilievi aurati”, seguiti, negli anni ‘50, dai “Cordonati oro”, entrambi caratterizzati dalla foglia d’oro inserita all’interno del cristallo.
Mentre degli anni ‘60 è il “Crepuscolo aurato”, complessa tecnica con la quale Ercole Barovier realizzò una famosa serie di vasi. Il vetro, a tenui arborescenze brunastre, si distingueva per una leggera velatura aurata contrapposta ad un effetto grafico ottenuto con lana di ferro: un gioco di contaminazioni e sinergie tanto magico da convincere Barovier&Toso a rieditare tale tecnica, nel 2019, per realizzare una nuova serie di vasi in edizione limitata.