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Le utopie di luce di Davide Groppi: una doppia anima che coniuga poesia e industria

23 Dicembre 2021

Lo spazio allestito da Davide Groppi durante il SuperSalone, con la partecipazione tecnica di Entity Elettronica, testimonia di come partnership solide e stabili rappresentino una delle chiavi per una continua re-invenzione del concetto di Luce

 

“Buio” è stato immaginato e realizzato da Davide Groppi, pezzi unici e future creazioni possibili e impossibili: alla base di tutto l’idea di gestire la luce anche scegliendo la sua negazione. I visitatori venivano accolti nell’oscurità e condotti attraverso una sorta di labirinto. Un set ideale per manifestare la luce in modo inedito, gioioso, stupefacente, ogni volta come se fosse la prima volta.

 

Libera fantasia, negazioni della funzionalità e della razionalità, contraddizioni, allegorie e utopie: un’operazione onirica ed emozionale, dunque…

D.G.:Un’operazione nata in estate, la voglia di rifare lampade con le mani”. Questa l’analisi distintiva che Davide Groppi ha scelto per confermare la sua presenza durante la settimana del “SuperSalone”: “Abbiamo aderito e partecipato all’iniziativa con spirito etico. Ho cercato di dare il mio contributo, soprattutto per confermare un giusto merito: le fiere sono una manifestazione antica per presentare i prodotti ma, allo stesso tempo, penso che un certo tipo di clienti tu li possa intercettare soltanto grazie agli eventi fieristici. Date le caratteristiche particolari dell’edizione del Salone dello scorso settembre, per tempistiche e format proposto dagli organizzatori, come azienda e gruppo abbiamo puntato sul fatto che l’evento di quest’anno potesse essere per il visitatore un luogo esperienziale e non solo merceologico”. Artisti, poeti e musicisti hanno da sempre influenzato il percorso di Davide Groppi quale inventore di lampade: “Ho scelto di selezionare alcuni prototipi, un omaggio ai miei maestri, come ideali prosecuzioni delle loro poetiche, gesti nostalgici, il desiderio di tornare a creare le lampade come già facevo a metà degli anni ’80, in un piccolissimo laboratorio, assemblando parti che poi esponevo in una minuscola vetrina. L’intera operazione è stata pensata come un tributo: in prima fila c’erano loro”.

 

Un rifare lampade con le mani

  • L’omaggio al surrealismo di Magritte con “Questa non è una lampadina”: nello spazio appariva una lampadina accesa e magicamente sospesa, così vera da non lasciare dubbi. La didascalia contestava il criterio di equivalenza tra somiglianza e affermazione e ci dice che la lampadina di questa prima utopia è solo la rappresentazione di un oggetto tangibile che non ha niente a che vedere con esso
  • Almost blue una piccola serie di diapositive che pulsavano in modo casuale il colore preferito da Davide Groppi, il colore della luce: il blu di Yves Klein
  • FireFlies, un tributo ad un maestro assoluto come Ingo Mauer: il tentativo di animare il suo immaginario celebrando tutta la sua poetica leggerezza, con la luce, simulando la presenza di libellule liberate nello spazio e nella notte
  • La celebrazione del silenzio di John Cage. La percezione della fonte luminosa era annullata a favore di una luce sospesa nel vuoto. L’opera dell’artista presentata nel ’52, nel completo silenzio, l’inizio della musica contemporanea. Rapportata alla luce l’obiettivo per Davide Groppi l’idea di cogliere l’effetto e non la fonte
  • Millepiedi: semplice aggregazione di parti elettriche disponibili sul mercato. Un piccolo ready-made, quasi una dichiarazione di non proliferazione delle forme
  • “Dancing in the Dark”: sintesi degli equilibrismi di Alexander Calder. Luce diffusa e luce riflessa, semplicemente aggiunta ad un oggetto enigmatico
  • Infine “Notte Africana” l’omaggio alla poetica di Fausto Melotti in questa leggerissima utopia di luce. Una creazione nata nel 1987 ed oggi replicata con tutta un’altra tecnologia.

 

Un tornare alle origini per continuare a fare luce: cosa c’è, oggi, dietro al mondo dell’illuminazione?

D.G: “Direi che ormai non si può fare a meno dell’elettronica anzi, mi viene da pensare che io sono sempre partito dal fare lampade grazie all’utilizzo di nuova fonte luminosa: nuove occasioni per sperimentare ed innovare. Per questo con l’avvento dell’elettronica, con dei semplici freddi diodi, paradossalmente ho potuto fare cose nuove e addirittura più romantiche. Un lavoro che ha preso forma a partire dal 2010, sviluppato attorno al concetto di “luce assoluta”, l’idea di poter godere semplicemente del suo effetto. Prima la luce concepita in senso puntiforme: i diodi sono animaletti che ci hanno permesso di sviluppare il punto, la linea ed il piano luminoso. Questi sono i fondamenti su cui continuiamo a lavorare e la nostra ricerca è costantemente finalizzata a capire dove il settore continua a evolversi, quali sono i nuovi traguardi possibili”.

 

Cambiamenti marginali, ma rilevanti, che consentono applicazioni che prima si potevano solo immaginare ma non attuare. Qual è l’importanza delle collaborazioni tecniche che negli ultimi anni avete sviluppato?

D.G: Si deve tener presente che costruire lampade oggi è come fare elettrodomestici. Per questo la continuità nei rapporti con i partner tecnici, la garanzia della loro affidabilità e responsabilità nei rapporti sono elementi essenziali. Oltre al prodotto ci sono le certificazioni da sviluppare, le possibili applicazioni e i contesti di utilizzo da valutare, aspetti onerosi per qualsiasi azienda.

 

Davide Groppi ha nel suo DNA un’anima poetica e un’anima industriale

L’omonima azienda parte del gruppo Italia design Brands è oggi una realtà decisamente strutturata e sempre più organizzata per assecondare al meglio una vocazione onirica e un’anima industriale.

D.G:Devo amministrare l’azienda, come sempre, ma continuo ad esprimermi al meglio come meccanico della luce. La fortuna è che si possono trovare oggi sul mercato partner più che affidabili, come nel caso di Entity Elettronica, con cui abbiamo un rapporto quasi esclusivo per produrre le nostre lampade”.

Stefano Cavaggion di Entity Elettronica ha voluto a questo proposito precisare:Essere trattati come partner a tutti gli effetti ci da grandi stimoli. Lavorare con persone, la cui visione progettuale e produttiva è la medesima, rappresenta il fattore che permette di alzare l’asticella per traguardare nuove sfide”.

In attesa di partecipare alla Light & Building di Francoforte del prossimo anno quali sono state le novità presentate in questo 2021 che sta per finire?

D.G:Nel Febbraio del 2021 è stata presentata la nuova lampada ANIMA: scultura filiforme, leggera, astratta: scultura filiforme, leggera, effimera, astratta, è un ideogramma senza peso. Assenza ed essenza di luce. È l’emozione di una luce indiretta con un’estetica in bilico tra la Scandinavia e il Giappone, due culture apparentemente lontane, ma in realtà molto vicine tra loro. In cima, un cerchio non chiuso di metallo sottile, quasi un amo per pescatori d’anime. Anima è una lampada da usare per terra o su mobili bassi, da tenere vicino a sé o da usare per creare profondità. Ma tutto questo senza dimenticare prodotti che hanno dato e continuano a dare all’azienda molte soddisfazioni. Lampade come INFINITO ovvero un concetto spaziale, luce continua. Un nastro sottilissimo, in un particolare acciaio inossidabile di soli 18 millimetri di larghezza, taglia lo spazio e produce luce indiretta. È possibile adattare, tendere e orientare INFINITO da parete a parete, da soffitto a pavimento, fino a 24 metri di lunghezza (lampada standard 6/12 metri). INFINITO, essenza e assenza, smaterializza l’oggetto lampada, trasformandolo in qualcos’altro, lasciandone solo una traccia, una riga e poi nemmeno più quella, solo un concetto… solo la luce.

La chiave, comunque, è quella di essere sempre sé stessi. Nel nostro catalogo, infatti, non inseriremo mai una cosa che non ci piace…”

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