Secondo Egoluce, materia e colore segnano la rinascita del decor e anche l’illuminazione tecnica si adegua
La luce è sempre stata poco pensata o forse pensata successivamente al momento architetturale vero e proprio e all’interior, spesso aggiunta in un secondo momento senza uno studio preciso e un obiettivo progettuale. Ma qualcosa è cambiato. Non solo lo sviluppo di nuove tecnologie ha dato un input favorevole alla sperimentazione di nuovi scenari possibili ma anche le mode dell’interior hanno spinto le aziende di produzione a osare nuove finiture e colori. C’è bisogno di figure specialistiche, spesso è lo stesso progettista architettonico a farne richiesta. E il light designer acquisisce una nuova dignità professionale in grado di fare emozionare. E la luce non svolge l’unico scopo di rischiarare ma quello di dare forma allo spazio e far vivere le architetture creando differenti scenari.
A differenza del mondo del fashion, mutevole in tempi brevi (a ogni stagione ci può essere un cambio di look) quello dell’architettura e del design ha corsi e ricorsi più lenti, che durano anni. Per anni si è rincorsa la strada della sottrazione, con un imperativo costante, less is more, il colore bandito a favore del total white, nei metalli predomina la finitura cromata oppure l’acciaio nelle soluzioni più preziose, mentre l’oro, l’ottone sono destinati a mercati del luxury nei paesi sovietici e in Medio Oriente. E così per anni. Poi all’improvviso si respira un’altra aria, meno rigorosa, dove tutto è permesso, complice il design latino e la contaminazione spagnola. E questa è la novità che in varie edizioni si è potuta osservare alle fiere di settore, dalla ceramica al design, all’arredo bagno e rubinetteria.
E non può rimanere insensibile il mondo dell’illuminazione che del design fa parte. Ed ecco la rinascita del decorativo. Le finiture metalliche si fanno più preziose: l’oro e in particolare l’ottone sono soluzioni perseguite dagli interior sull’onda di una nuova moda, il Vintage, che imperversa in particolare nel settore contract. Le finiture vanno dal lucido allo spazzolato e poi il trionfo del nero. Lo si nota in primis nella rubinetteria e nell’arredo bagno, nei profili dei box doccia e nel termoarredo e poi un’invasione in altri campi tra cui quello dell’illuminazione. Anche il settore tecnico non è indifferente. Già interessato da una spinta in avanti con lo sviluppo del LED, ora la forma si fa vedere, il binario diventa a vista, le tesate fanno la loro ricomparsa sul mercato. Si assiste allo sviluppo di sistemi lineari e anche il tecnico diventa più scenico. Ma c’è anche un nuovo interesse per la luce d’ambiente, soffusa, nascosta in velette perimetrali ai muri. Il trend è quello di avere diversi punti luci per creare più scenari possibili: si rompono gli schemi di una luce fissa a favore della luce di accento.
Quasi ce ne fossimo dimenticati, tutto ruota intorno all’uomo che viene riportato al centro del progetto, di qualsiasi progetto, da quello architettonico all’interior a nuove soluzioni volte al benessere. Sembra scontato ma non è così. L’uomo al centro diventa il leit motiv della progettazione accentuato dal particolare contesto di day after che si sta vivendo.
E la luce diventa strumento essenziale a migliorare il confort non solo a livello visivo ma anche psicologico: stimola l’aspetto cognitivo, influenza gli stati d’animo. È una luce umano centrica, la Human Centric Light, quella che segue il ritmo circadiano (circa die– intorno al giorno). È legata alla scoperta della reattività delle cellule gangliari, che sviluppano spontaneamente attività condizionate dalla luce, ma ha avuto la possibilità di svilupparsi in rapporto a sistemi di building automation e di IoT – Internet of Things.
E a proposito di IoT e dell’interazione con apparecchi luminosi, anche in questo campo la direzione è quella di andare verso la semplificazione per un concept user friendly grazie all’utilizzo di APP facilmente gestibili da cellulare. “IoT: nuove frontiere per la luce.”