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Imoon impegnata nell’implementazione di una rinnovata visione strategica

22 Marzo 2025

Dinamismo e innovazione definiscono l’approccio di Imoon nel settore dell’illuminazione. L’azienda non si limita alla produzione e vendita di corpi illuminanti, ma si propone come partner per valorizzare la percezione degli spazi, l’estetica e la funzionalità degli ambienti attraverso la luce. Nel 2025, l’appuntamento sarà a Euroluce, dove una nuova visione guiderà l’evoluzione del percorso intrapreso.

 

Quindici anni di esperienza nel settore lighting, una produzione rigorosamente Made in Italy e una quota di export che copre 60 paesi; un’offerta diversificata, integrata e complessa, che coniuga nuove tecnologie, ricerca e sviluppo e una spiccata capacità di customizzazione, sono gli elementi su cui Imoon ha consolidato la propria leadership nel mondo dell’illuminazione Retail Food e non Food. Più recentemente, l’azienda si è aperta anche al campo dell’illuminazione architetturale nei segmenti Hospitality, Residenziale e Terziario, grazie anche a progetti di respiro internazionale che ne hanno accresciuto prestigio e visibilità. A fine 2024, durante l’ultima edizione di Architect@Work, svoltasi a Milano nel mese di novembre, abbiamo fatto il punto della situazione con Marco Antonacci, Responsabile Commerciale della divisione Retail di Imoon, e Filippo Squillace, Architectural Division Manager.

In questo anno ma soprattutto con una forte accelerazione negli ultimi mesi, siamo stati impegnati a tirare fuori qualcosa che già esisteva in modo latente, qualcosa che è stato sempre presente all’interno dell’azienda, con il preciso obiettivo di allargare i campi di interesse e di intervento”, è stato il primo commento di Filippo Squillace. L’immagine di Imoon e il suo posizionamento sul mercato sono fortemente ancorati al mondo dell’illuminazione dedicata alla grande distribuzione, retail food ma anche non-food. Negli ultimi anni è progressivamente maturata in azienda la consapevolezza di poter lavorare con la tecnologia LED in modo sempre più specialistico, consentendo lo sviluppo di nuove applicazioni utili al perseguimento di obiettivi diversi da quelli tradizionali per l’illuminazione retail: l’enfatizzare i materiali dei prodotti in vendita, i tessuti con le loro trame e colori, illuminare le superfici espositive e i diversi ambienti presenti in un negozio sono tutti ambiti cruciali per il retail no-food, apparel e premium, verso i quali la clientela di Imoon esprime da tempo esigenze specifiche e molto diverse.

“Un esempio forse estremo ma allo stesso tempo definitivo è il camerino: il posto dove il cliente entra e valuta se finalizzare o meno il proprio acquisto. Nella prospettiva di chi sta vendendo la propria merce è dunque uno degli spazi più importanti, e data la sua semplicità e serialità, la corretta illuminazione può essere l’elemento capace di fare la differenza. Con questi presupposti, decidere di passare all’illuminazione architetturale è stata una scelta quasi naturale”, così in estrema sintesi le ragioni dell’evoluzione dell’azienda verso una prospettiva più ampia dell’illuminazione, come ci è stata rappresentata da Filippo Squillace.

Il segmento Retail non-food è già di per sé molto vicino al mondo dell’illuminazione architetturale, in particolare quella che si rivolge all’interior design. Sul piano formale, Filippo ed io guidiamo due divisioni distinte, anche se nei fatti siamo un’unica azienda. Da questo punto, il Fashion Retail e il segmento Luxury sono del tutto contigui ad applicazioni che interessano l’hospitality, il residenziale di lusso e il terziario, e per questo entrambe le divisioni beneficiano di un travaso continuo di competenze, know-how e delle esperienze realizzate sul campo,” ha infatti commentato Marco Antonacci.

Il fulcro è rappresentato dal team di lighting designer di Imoon che rende possibile l’intero processo di definizione di un ambiente sul piano illuminotecnico grazie all’applicazione di soluzioni innovative, il cui valore aggiunto per la clientela è quello di essere frutto di una progettazione proiettata nel lungo periodo, capace di legarsi a un servizio attento, flessibile e veloce nella gestione delle operazioni che riguardano sia la produzione che i servizi pre e post vendita. Questo approccio consente a Imoon di costruire relazioni basate sulla fiducia e sulla fidelizzazione, trasformando spesso i clienti in veri e propri partner. Con loro è possibile sviluppare nuovi prodotti e progetti, favorendo una crescita reciproca e costante. “Siamo fornitori di corpi illuminanti, ma allo stesso tempo, grazie alla nostra capacità di progettazione interna, possiamo offrire risposte concrete in ogni fase del progetto, soddisfacendo qualsiasi tipo di esigenza”, ha affermato Marco Antonacci.

Il consolidamento della sua posizione nell’ambito del Food Retail ha permesso a Imoon di distinguersi nel panorama delle aziende impegnate nell’applicazione della tecnologia LED, in prima battuta per la sua competitività nella riduzione dei costi di esercizio degli impianti e dunque la capacità di garantire un più rapido ritorno sugli investimenti realizzati dai propri clienti. Maggiore sostenibilità e convenienza con effetti positivi sulle marginalità che sono alla definizione di una strategia di vendita. Successivamente, il miglioramento conseguito in termini gestione e controllo dell’illuminazione (la possibilità di scegliere quanta luce, dove indirizzarla e in che momento) ha rappresentato un ulteriore chiave del successo di Imoon.

Più di recente però, l’illuminazione in ambito Retail è entrata in una fase completamente nuova, che apre a scenari futuri nella progettazione illuminotecnica in gran parte inediti, ancora tutti da esplorare. Le continue evoluzioni dei LED e il variegato panorama dell’IoT spostano continuamente il fuoco dei progetti. I nuovi temi di lavoro, le sfide, possono riguardare ad esempio la possibilità di combinare sistemi audio all’interno dei corpi illuminanti (Hi-Fi), oppure tutto ciò che è legato alla sicurezza degli ambienti e all’illuminazione di emergenza che può essere anche gestita con dispositivi multifunzione.

Per arrivare infine all’indoor positioning e al trasferimento dati tramite luce (Li-Fi); tutte tecnologie che potenzialmente possono avere un impatto dirompente sulla strategia di organizzazione di piccoli, medi e grandi spazi commerciali. “In tutti questi casi per noi il problema che si pone è quello di dover scegliere tra una produzione interna o optare per l’integrazione di sistemi e tecnologie prodotte da terzi. Nel secondo caso, la sfida della progettazione non riguarda lo sviluppo di un corpo illuminante o di una nuova famiglia di prodotti, ma la capacità di progettare e sviluppare impianti che nel loro complesso possano integrare queste ulteriori e molto specifiche ‘capacità’ (videosorveglianza e telecamere, sistemi di indoor positioning, sistemi di comunicazione rivolta al consumatore o semplice fruitore degli spazi grazie alla parte “visual” del sistema)” ha sottolineato Marco Antonacci.

Nell’ambito dell’illuminazione architetturale invece i temi che affrontiamo sono tanto diversi quanto complementari a quelli del controllo dei consumi, la gestione della luce e la realizzazione di impianti complessi ed integrati. In questo caso, ricerchiamo LED sempre più specialistici e la migliore pulizia delle ottiche impiegate per enfatizzare la qualità percepita degli oggetti e manufatti architetturali, materiali e/o complementi di arredo che sono presenti in un immobile di rappresentanza o residenza di lusso” conclude Filippo Squillace. “In questi casi, Imoon è chiamata a interfacciarsi con alcune figure chiave (progettista/specificatore, il lighting designer) che nel concepire il proprio progetto può anche trascendere da questioni di mera funzionalità e modalità di impiego della luce: importa poter emozionare e spingere a sperimentare il fruitore dello spazio progettato. Il rapporto tra consumo – risparmio, per quanto importante, può essere secondario agli occhi di un certo tipo di clientela, mentre il design particolarmente ricercato, assieme a un elevato standard in termini di performance luminosa, sono la vera priorità”. Con queste parole di Filippo Squillace intende fare un rapido accenno ad una delle ultime realizzazioni che sono state portate a termine.

Si tratta della Speed Factory, il nuovo headquarter di Dynafit a Kiefersfelden, in Germania, inaugurato dopo due anni di lavoro. La struttura, progettata dagli architetti Alberto Veiga e Fabrizio Barozzi dello studio di Barcellona, è alta 32 metri ed è prevalentemente realizzata in vetro e cemento e presenta un design a doppia piramide. Una superficie complessiva di 10.000 mq divisa su sei piani, comprende spazi di lavoro open space e altri ambienti. “Questo progetto ha rappresentato per noi l’occasione di approcciare l’illuminazione di un edificio importante dotato di uffici, aree relax, mense e uno shop all’interno; grazie ad esso abbiamo acquisito consapevolezza e avuto conferma delle nostre capacità”.

Ancora più importante dal punto di vista di entrambi i nostri interlocutori è il fatto che in questo caso specifico “Il mercato tedesco, essendo molto vicino a quello italiano, ci ha messo a diretto confronto con committenti di livello internazionale e diversi player del nostro settore che hanno fatto anche sviluppo in Italia. Dimostrare di essere pronti e capaci di presidiare ed operare con successo anche in casa loro, vuol dire acquisire visibilità ma anche sicurezza di essere sempre più a pari livello di player storici ed importanti, una sfida che abbiamo definitivamente raccolto e che intendiamo completare”.

 

Imoon

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