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Human Centric Light, la luce amica dell’uomo

23 Dicembre 2021

Abbiamo intervistato Chiara Tabellini, lighting designer founder di Light&Space

 

Un tema non semplice e ultimamente di grande tendenza è lo Human Centric Light (HCL), la luce umano centrica. Se ne parla moltissimo, analizzando l’influenza che la luce può avere sul comportamento umano, come possa migliorare lo stato cognitivo della persona, influenzarne le emozioni, interagendo con l’orologio biologico e il ritmo circadiano.

Ne parliamo con Chiara Tabellini, lighting designer founder di Light&Space.

HCL sarà la nuova tecnologia applicata alla luce che comunque non può prescindere da un progetto illuminotecnico e condiviso da un progetto architettonico. Lo Human Centric Light, la luce umano centrica, guarda alla luce naturale e alla necessità dell’uomo di rapportarsi con essa e con il sole regolandosi sul ritmo circadiano. Circadiano significa ‘circa die’, quindi intorno al giorno. L’uomo ha degli ormoni che stimolano differenti attività a secondo delle ore di veglia e di sonno. Per esempio la noradrenalina è l’ormone che rende attivi alla mattina fino a circa mezzogiorno. Ci sono le ‘morning persons’, quelle persone che si svegliano al mattino piene di energia, che hanno più di altri questi ormoni. Al contrario ci sono le ‘light persons’, quelle che preferiscono la penombra e più predisposte al dormiveglia.

 

Quando si incominciò a parlare di HCL? 

Tutto ha inizio nel 2017 quando tre medici americani vinsero il Nobel per la scoperta dei meccanismi molecolari che controllano il ritmo circadiano. Hall, Rosbach e Young scoprirono come le cellule gangliari non siano completamente silenti anche al buio ma sviluppano, spontaneamente, un’attività che viene modulata e condizionata dalla luce. La luce non agisce direttamente su tali cellule ma stimola i conosciuti ricettori (coni e bastoncelli) che, a loro volta, inviano informazioni alle cellule gangliari. I processi ormonali regolati dall’alternanza sonno/veglia partono da qui.

 

Quale è la temperatura di colore di luce ideale per l’uomo?

Anche questo è un tema caro allo Human Centric Light. La luce naturale ha diverse gradazioni Kelvin, ognuna delle quali ricorda agli essere umani l’ora in cui svegliarsi oppure quella di coricarsi, di lavorare e altro ancora. La temperatura di colore ideale per l’uomo è 3000 gradi Kelvin. Psicologicamente sono confortevoli, favoriscono la concentrazione e l’attenzione. Ottima nel retail, in ambienti di lavoro e anche negli ospedali.

 

Dunque non avrebbe avuto senso parlare di Human Centric Light prima della diffusione della tecnologia LED e della building automation?

Decisamente no. Lo Human Centric Light è legato soprattutto alla scoperta delle cellule gangliari di qualche anno fa ma, senza il supporto della tecnologia, non sarebbe stato possibile attuarla. Prima dell’avvento dei LED si utilizzavano altre tipologie di sorgenti, come l’alogena, molto emozionale per la sua colorazione calda e confortevole ma non adatta negli ambienti di lavoro nei quali creava un disconfort visivo enorme, oppure gli ioduri metallici dalla caratteristica luce brillante (fredda). Mentre con i LED, e la continua ricerca e sviluppo intorno a questa tecnologia, è possibile avvicinarsi maggiormente ai colori della  luce naturale. HCL, oltre all’impianto elettrico, ha bisogno anche della tecnologia domotica per riprodurre la luce con le variazioni tipiche della giornata. All’inizio, quando è stata introdotta la building automation applicata agli edifici, i costi erano abbastanza elevati. Oggi invece, in particolare nel settore illuminotecnico, si può ipotizzare un’incidenza di solo un 10% in più per aver il controllo e la gestione della luce, anche solo attraverso un sistema ‘stand alone’.

 

Quali sono le destinazioni d’uso nelle quali inserire la HCL?

In particolare negli uffici dove viene utilizzato il bianco dinamico secondo il ritmo circadiano. Un altro utilizzo molto interessante è negli ospedali. Molte leggi regionali invitano, in regime di day hospital o di ricovero, di inserire lo Human Centric Light in modo di avere una luminosità naturale con tutte le variazioni del giorno: una luce più calda alla mattina e al tramonto e una luce più brillante a mezzogiorno quando il sole è allo Zenith. In genere nell’hospitality è una soluzione che viene spesso perseguita. Raramente viene richiesta dal cliente, è infatti ancora una tecnologia in fase di diffusione e più spesso è un grande valore aggiunto per il progettista.

 

HCL è una luce che viene anche utilizzata per definire gli spazi. Può farci qualche esempio?

Ho utilizzato lo Human Centric Light in Svizzera, al LuganoDante, un hotel nel centro cittadino, recentemente ristrutturato. Al piano terra un grande open space ospita differenti realtà che devono essere vissute in maniera diversa nell’arco della giornata, come per esempio per l’area retail, colazioni, cocktail bar e lobby, in funzione anche della tipologia di clientela. Era difficile identificare uno spazio e la relativa funzione solo con l’arredamento, quindi la percezione di come vivere gli ambienti è stata affidata alla luce. Il controllo della luce viene gestito da un sistema di automation in sei orari diversi e riproduce la temperatura di luce corrispondente a quegli orari. Sempre al LuganoDante c’è una sala riunioni al primo piano completamente cieca. Ho inserito quindi dei pannelli luminosi a soffitto, che simulano un vero e proprio lucernario e che sono programmati per modificare l’intensità luminosa e la temperatura della luce a seconda degli orari, così da creare l’illusione dello scorrere del giorno.

 

A chi è solita rivolgersi come professionista? Qual è la sua clientela abituale?

Ho una gamma piuttosto ampia di clienti: dall’architetto all’ingegnere, allo studio di ingegneria, al costruttore che partecipa a gare pubbliche ma anche il privato che mi interpella per un ufficio, un hotel, una struttura ricettiva, un negozio o una residenza. Ogni spazio necessita di illuminazione e uno studio attento della luce è fondamentale per valorizzare gli ambienti.

 

EGOLUCE

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